Hi! Giorgia Coeli

Insegnante di Arte
14 febbraio, 2013

La scuola al Museo, il museo a Scuola. Percorsi d’Arte Contemporanea.

Tanti sono i corsi d’aggiornamento e le proposte didattiche rivolte alle scuole da parte dei musei italiani d’arte moderna e contemporanea. Iniziative di questo tipo alle volte cadono nel vuoto, alla volte ottengono risposte positive da parte degli insegnanti.

Verrebbe da chiedersi cosa spinge un docente ad entrare in contatto con i servizi educativi di un museo e portare la sua classe a visitare una mostra. Tra i moventi principali, in genere, ci sono lapassione o predilezione per l’artista presentato, insieme all’importanza della mostra (grande successo hanno le attività al Palazzo Reale di Milano, al Museo di Santa Giulia a Brescia, al Museo degli Uffizi di Firenze, e ancora le grandi rassegne a Roma).

Va considerata poi la frequentazione abituale di un certo museo da parte dei docenti, o ancora il passaparola fra insegnanti riguardo a una mostra particolarmente interessante. La parte più importante di simili attività è però la risposta dei ragazzi, che non di rado si dimostrano interessati ed incuriositi, domandano e capiscono (molto più in fretta degli insegnanti!) i temi e i contenuti delle opere in mostra.

Nell’aprile 2010, per esempio, è stata realizzata presso il Museo Pecci di Prato una mostra su Paolo Canevari, grande artista italiano contemporaneo, dal titolo Nobody Knows. Gli alunni partecipanti alle attività sono riusciti ad instaurare con una delle operatrici didattiche del museo (da loro già conosciuta perché era già stata a scuola per presentarsi ai ragazzi) un dialogo così forte da far emergere contenuti e problematiche sulla guerra e la religione, temi cardine della mostra, davvero sorprendenti.

I ragazzi erano ad esempio molto attratti dai carroarmati di Canevari, realizzati con materiale dei pneumatici delle automobili, di dimensioni ridotte rispetto a quelle reali ed aumentate rispetto ai carroarmati giocattolo.

Gli alunni si sono sbizzarriti nel trovare significati positivi della gomma da ruota da parte dell’artista: un materiale nuovo, un materiale che rappresenta la comodità e l’innovazione dell’auto, un materiale tecnologico. Con l’aiuto dell’operatrice hanno però capito che, in questo caso, l’utilizzo che ne era stato fatto come copertura di macchine da guerra era collegato a un significato negativo, di un mezzo che distrugge l’ambiente e l’uomo. Parallelamente, gli insegnanti accompagnatori sono rimasti quasi sbalorditi davanti alle analisi e ai ragionamenti che erano emersi.

Nonostante la positività di esperienze simili, alle volte capita infatti che i ragazzi vivano il momento della visita al museo come pura evasione dalla noia della lezione a scuola, e che il lavoro svolto fuori dall’aula rimanga un momento passeggero, o una piccola fase di un breve percorso tematico elaborato dall’insegnante.

A queste possibili derive può rispondere l’organizzazione dell’attività in due fasi. La prima è di presentazione e preparazione: il museo “entra nella classe” attraverso un suo operatore per svolgere un’introduzione a ciò che i ragazzi vivranno in mostra. La seconda fase invece viene svolta davanti alle opere esposte e nelle sale didattiche del museo.

È quanto proposto per esempio dalla GameC – Galleria d’arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, istituzione che offre la possibilità di creare un ponte molto forte tra scuola e museo. L’operatore museale svolge infatti una prima discussione e presentazione del museo direttamente in classe, e invita i ragazzi a svolgere una visita guidata e un’attività presso la GameC.

Anche in questo caso, il docente deve aver avuto la possibilità, prima o dopo aver svolto l’attività, di collegare quest’esperienza con il programma scolastico. E qui si manifesta un altro problema: l’arte contemporanea, infatti, è una materia non contemplate appunto nel programma. Si presta però ad essere collegata alle diverse materie di studio e rappresenta un ricchissimo bacino di tematiche, protagonisti del nostro presente e luoghi che possono essere facilmente collegati ai programmi di storia, geografia, ma anche matematica e lingue straniere.

L’artista cileno Alfredo Jaar, per esempio, grande esponente di quella che viene definita “arte sociale”, offre spunti d’indagine relativi a territori, storie e culture di fortissimo impatto sui ragazzi. Mi è capitato di raccontare i progetti di Jaar ai ragazzi durante una serie di incontri sull’arte contemporanea in una scuola secondaria di primo grado. Dai lavori di Jaar possono nascere spunti di lavoro pratico fortemente legati al suo lavoro da artista. Camara lucida è, ad esempio, un progetto che è stato condotto con gli abitanti di un quartiere povero di Caracas. Jaar ha distribuito alla popolazione mille macchine fotografiche usa e getta perché i cittadini fotografassero soggetti a loro cari (da paesaggi, oggetti, persone) e restituissero poi l’apparecchio all’artista.

In una fase successiva, i partecipanti sarebbero dovuti tornare al museo per scegliere un’immagine, la più rappresentativa, perché venisse esposta in una mostra fatta dai cittadini stessi. Dopo aver raccontato il progetto di Jaar ai ragazzi, attraverso la parole dell’artista e l’utilizzo della LIM dove sono state mostrate alcune immagini del progetto dell’artista, ho chiesto ai ragazzi della scuola di fare esattamente la stessa cosa: scattare una serie di fotografie di soggetti, oggetti o luoghi loro cari e di sceglierne poi una per una mostra che sarebbe stata realizzata poi a scuola.

L’attenzione al lavoro di Jaar e al conseguente progetto sono stati entusiasmanti: la mostra è stata realizzata nell’atro della loro scuola e gli alunni erano davvero fieri del loro lavoro. Nel test di valutazione del progetto, sia l’insegnante che i ragazzi hanno espresso la massima soddisfazione per il lavoro svolto insieme. Ciò dimostra che, coinvolgendo i ragazzi direttamente e mostrando loro la validità e la profondità delle attività in cui sono coinvolti, il risultato sarà sorprendente su tutti i fronti.

Se dunque la difficoltà che molti insegnanti incontrano è quella di riuscire a collegare le attività extrascolastiche al programma ordinario, i musei d’arte contemporanea offrono attività che li aiutano in questo senso. Ovvio: le istituzioni culturali hanno il difficile compito di dover approntare attività didattiche chiare e accattivanti, che in qualche modo piacciano sia agli insegnanti, sia agli studenti, così da aprire la classe all’arte contemporanea e, per quanto possibile, alle complessità del mondo che spesso rimangono fuori dall’aula.

Mi piace ricordare ancora le attività della Galleria d’arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, gli interventi multipli sia a scuola che al museo, il costante riferimento all’attualità con in più l’obiettivo, per niente scontato, di far tornare la classe al museo, di proseguire dunque il discorso. Tra le proposte della GameC cito come esempio il progetto europeo ARTools, avviato nel 2011: la GameC infatti, dopo essere stata scelta come istituzione italiana per questo progetto, ha coinvolto alcune classi delle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado per la realizzazione di una grande mostra con opere di grandi artisti contemporanei in forte connessione e dialogo con lavori realizzati direttamente dai ragazzi a scuola.

Così il cerchio si schiude: il museo entra a scuola, la scuola va al museo, e ne esce una mostra in cui museo e scuola, grandi artisti e studenti dialogano tra loro, in un presente condiviso o intrecciando problemi e temporalità diverse.